BOTTI   ULDERIGO 

Montelupo Fiorentino 1822 - Reggio Calabria 1906

Nato a Montelupo Fiorentino il 4 giugno 1822 si laureò in Legge all’Università di Pisa avviandosi alla carriera giudiziaria ma decise ben presto di passare alla carriera amministrativa per poter disporre di tempo per i suoi studi naturalistici.

Giunse a Lecce nel 1868 in qualità di Consigliere Delegato alla Prefettura.

Si dedicò, fin dall’inizio del suo soggiorno salentino, allo studio della geologia della Provincia di Lecce, seguendo in questo suo interesse due illustri predecessori in pubblici uffici : il Conte Michele Milano e il Marchese Giuseppe Ceva Grimaldi, che avevano retto l’Intendenza della Provincia dal 1809 al 1811 il primo e dal 1811 al 1815 il secondo e che si erano entrambi interessati a vari aspetti geologici della Terra d’Otranto.

Al suo arrivo a Lecce il Botti trovò un quadro di conoscenze geologiche e paleontologiche sul territorio salentino già ricco dei materiali raccolti e degli studi condotti da studiosi della levatura del veneto Giovanbattista Brocchi e dei pugliesi Giuseppe Maria Giovene e Oronzo Gabriele Costa. Quest’ultimo aveva, tra l’altro, condotto studi approfonditi per stabilire l’età geologica della pietra leccese.

E proprio la descrizione di un pesce fossile da lui rinvenuto in questa pietra, che il Costa aveva già riconosciuto come specie nuova battezzandola Luspia Casotti, fu oggetto della prima pubblicazione del Botti, stampata a Milano nel 1868 con il titolo Un ittiolito della calcarea tenera di Lecce.

Nel 1869 pubblicò alcuni articoli sul Cittadino leccese descrivendo le rocce osservate nel corso di varie visite a località della zona di Taranto. Gli articoli vennero poi raccolti in un opuscolo dal titolo Una corsa nel Circondario di Taranto. Studii stratigrafici. Pur sommarie ed incomplete, per la mancata analisi paleontologica delle rocce esaminate, le sue osservazioni lo portarono a dimostrare che le rocce cretacee delle Murge Baresi si estendevano fino alle colline tarantine e brindisine.

Nel 1869, nel corso di un’escursione al Capo di S.Maria di Leuca in compagnia di Giovanni Capellini, famoso geologo e paleontologo dell’Università di Bologna, colse i segni della possibile frequentazione della Grotta del Diavolo da parte dell’uomo preistorico.

Iniziarono quindi le sue ricerche di paletnologia, che lo portarono, nel 1870, a scoprire una stazione dell’età della pietra nella Grotta del Diavolo.

Le ricerche erano state finaziate dalla Provincia e il Botti le aveva condotte per incarico della Commissione archeologica presieduta dal Duca Sigismondo Castromediano, attivo e appassionato promotore degli studi storici archeologici e letterari sulla regione.

Con la sua attività, svolta nel tempo libero dalle incombenze del suo ufficio, il Botti si guadagnò la riconoscenza della Provincia al punto da essere icaricato di rappresentare la Deputazione provinciale al II Congresso Preistorico di Bruxelles nel 1872.

Nel 1874 riprese gli studi sulla geologia della regione con frequenti escursioni, in cui spesso ebbe come compagno Cosimo De Giorgi, che aveva contemporaneamente avviato le sue ricerche sugli svariati aspetti della penisola salentina, e con cui collaborò alla stesura della prima carta geologica della Provincia di Lecce.

E proprio De Giorgi, nel commemorarne la figura e l’opera poco dopo la sua morte, sottolineò che il Botti era giunto a Lecce in un periodo fortunato per lo sviluppo della cultura, che aveva trovato nei pubblici amministratori dei sostenitori entusiasti e illuminati.

In quel periodo infatti venne costituita la Commissione conservatrice dei monumenti di Terra d’Otranto, voluta e animata dal Duca Sigismondo Castromediano, acceso patriota e uomo di grande cultura, e fu in quel periodo che proprio il Castromediano avviò la costituzione del Museo di antichità, che, attraverso varie vicissitudini, sarebbe diventato l’attuale Museo Archeologico Provinciale, e in quel periodo Cosimo De Giorgi realizzò l’Osservatorio Meteorico di Lecce, uno dei più moderni d’Italia.

E’ godendo di questa favorevole atmosfera di promozione culturale, che attirò sulla terra salentina l’attenzione di numerosi studiosi italiani e stranieri, che il Botti fece sorgere, con il sostegno finanziario della Provincia, il primo nucleo di un Museo di Storia naturale, dando corpo ad un progetto che era stato già di Oronzo Gabriele Costa e del figlio Giuseppe, che avevano costituito delle piccole collezioni zoologiche presso l’Orto Botanico del Comizio Agrario.

La scoperta senz’altro di maggior importanza fatta dal Botti fu senz’altro la fauna fossile della Grotta di Cardamone, situata tra Lecce e Novoli e oggi non più esistente.

La grotta era stata scoperta da operai durante lavori di taglio della roccia in una cava e si era rivelata colma di ossa di animali. Il De Giorgi, cui erano state portate alcune di quelle ossa, segnalò il ritrovamento al Botti che esplorò la grotta raccogliendo una notevole quantità di materiale costuituito da ossa di animali quaternari: pachidermi, carnivori, ruminanti, roditori, insettivori e uccelli. Una collezione di grande valore scientifico che avrebbe fatto la felicità di qualunque museo e che fu oggetto di numerosi studi da parte di studiosi di chiara fama quali C. F. Major, R. Vaufrey, G. De Lorenzo, G. D’Erasmo e G. A. Blanc.

Nel 1882 il Botti fu trasferito a Cagliari e pochi anni dopo iniziò il declino della sua opera, ma non solo della sua.

E’ ancora De Giorgi, infatti, che ricorda come dal 1890 inizi per il territorio salentino un periodo di rapido declino culturale durante il quale quasi tutte le realizzazioni culturali del periodo precedente furono abbandonate all’incuria e al degrado.

Il Museo Archeologico fu in parte spogliato delle sue preziose collezioni e il Museo di Storia naturale scomparve. Per fortuna l’accorta azione di tutela svolta dal De Giorgi fece rifugiare le raccolte, in particolare quella della fauna di Cardamone, nel Gabinetto di Storia Naturale dell’Istituto Tecnico "O.G. Costa", istituito nel 1885, dove ancora sono custodite.

Il Botti morì a Reggio Calabria, suicida, il 25 giugno 1906.

Opere

Un ittiolito della calcarea tenera di Lecce. Milano 1868

Una corsa nel Circondario di Taranto. Studii stratigrafici. Lecce, Tipografia Editrice Salentina, 1869

La pietra leccese calunniata. Il Cittadino Leccese, IX (1870), nn. 28,29

Scoperte preistoriche al Capo di Leuca in Terra d’Otranto. ibid., nn. 47, 50, 51, 52

Sulla scoperta di armi in pietra nella provincia di Terra d’Otranto. ibid. X (1871), n. 9

Le caverne del Capo di Leuca. Relazione alla Deputazione provinciale di Terra d’Otranto. Lecce Tipografia Editrice Salentina, 1871

La Grotta del Diavolo. Stazione preistorica al Capo di Leuca. Bologna, Tipografia Fava e Garagnani, 1871

Sul Congresso internazionale di Antropologia e di Archeologia preistoriche. V Sessione in Bologna, 1871. Lecce, Tipografia Editrice Salentina, 1872

Caverna ossifera di Cardamone. Gazzetta dell’Emilia, XIII (1872), n.141

Sul Congresso internazionale di Archeologia e antropologia preistoriche. VI Sessione in Bruxelles, 1872. Lecce, Tipografia Garibaldi, 1874

Scoperta di ossa fossili in Terra d’Otranto. Firenze, Barbera, 1874

Monografia geologico-archeologica sulla Zinzulusa. Firenze, 1874

Sopra una nuova specie di Myliobates. Pisa, Nistri, 1878

Sulle brecce ossifere di Terra d’Otranto. Lecce, Tipografia Editrice Salentina, 1881

Puglia e Calabria. Schizzo geologico. Boll. d. Soc. geol. ital., IV (1885), pp.223-231

Un monolito problematico. Atti d. Soc. ital. di sc. nat., XXXIII (1890), pp. 63-68

Schiarimento intorno alle Pietre ritte di Terra d’Otranto. Bollettino di Paletnolgia Italiana, 1881, fasc.VII

La Grotta di cardamone in Terra d’Otranto. Bollettino della Società Geologica italiana, 1891

Dei piani e sottopiani in geologia. Manuale alfabetico ragionato. Reggio Calabria, 1898

Sull’Elephas primigenius Blum. in Italia. Boll. d. Soc. geol. ital., XVII (1898), pp.25-27

 

Hanno scritto di lui

Biddittu I.,: Botti, Ulderigo. Dizionario Biografico degli Italiani. 450-452

De Giorgi C.,: S.E. Mons. Giuseppe Candido e il Comm. Ulderigo Botti. Rivista Storica Salentina, anno III, pp 273-292, 1907