PARENZAN   PIETRO 
Pola 1902  - Taranto 1992
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Nato il 10 gennaio a Pola, si dedicò al mare sin da ragazzo, iniziando fin dall’età di 8 anni la raccolta di campioni per il suo gabinetto di Storia Naturale, allestito con il favore dei genitori.

Si laureò in Scienze Naturali a Padova nel 1930, quando già aveva organizzato e diretto una spedizione per lo studio della biologia dei laghi della Balcania meridionale e partecipato alla Campagna Scientifica in Mar Rosso della nave oceanografica "Ammiraglio Magnaghi" dell’Istituto Idrografico di Genova.

Nel 1934 conseguì la libera docenza in Biologia Marina e il suo primo impiego di assistente presso la Stazione Zoologica di Napoli. Tenne corsi di Biologia Marina all’Università di Napoli e, presso la Facoltà di Veterinaria, fu incaricato del primo corso in Italia sul controllo sanitario dei prodotti del mare. In qualità di Direttore del Consorzio Obbligatorio per la tutela e l’incremento della Pesca nell’Italia Meridionale, del Ministero Agricoltura e Foreste, intraprese la visita e lo studio delle acque interne. Dopo aver partecipato a una importante spedizione scientifica, organizzata dal Governo, alla Gran Fossa dell’Africa Orientale, venne nominato Capo del Servizio Idrobiologico e Pesca del Governo Generale dell’Africa Oriental. 

In tale veste compì varie spedizioni ai grandi laghi Margherita, Rodolfo, al Ciamò e al Cialbi e lungo tutta la costa del Benadir sull’Oceano Indiano. Nel 1946, dopo quattro anni di prigionia in Kenia, venne inviato a dirigere "di fatto" l’Istituto Talassografico di Taranto. Dal 1951 al 1966 tenne corsi di Parassitologia alla Scuola di Perfezionamento in Malattie Infettive e Tropicali dell’Università di Napoli.

Nel 1967 fondò la Stazione di Biologia Marina di Porto Cesareo, successivamente da lui donata all’Università di Lecce, di cui mantenne la direzione ad vitam. Nel 1981 donò al comune di Taranto la parte del suo patrimonio scientifico riguardante la speleologia, fondando il Centro Ricerche e Museo del Sottosuolo, le cui collezioni sono oggi conservate presso il Museo del Sottosuolo di Latiano, in provincia di Brindisi. Membro di varie istituzioni accademiche e scientifiche ricevette numerosi riconoscimenti per l’attività svolta, documentata da oltre trecento pubblicazioni e una ventina di volumi. Notevole la sua attività di pubblicista e divulgatore, testimoniata da centinaia di articoli scritti per varie testate.

Grande appassionato di viaggi, ha visitato alcune decine di Paesi, tessendo una fitta rete di corrispondenza e di amicizia con numerosi scienziati.

Nel corso della sua lunga esistenza, conclusasi a Taranto il 26.11.1992, i suoi interessi culturali hanno spaziato su una vasta gamma di discipline: dalla biologia marina alla parassitologia, dall’antropologia alla biospeleologia, dall’ecologia alla botanica. Appassionato pittore di soggetti naturalistici ha realizzato di suo pugno le numerose illustrazioni che compaiono nelle sue pubblicazioni e nei suoi libri.

Con la fondazione della Stazione di Biologia Marina di Porto Cesareo, la sua attività si indirizzo principalmente allo studio e alla descrizione dell’ambiente salentino e la Stazione divenne il punto di riferimento di quanti, studiosi o semplici appassionati, volsero la loro attenzione alla flora, alla fauna e agli ambienti, terrestri e marini, di questa straordinaria parte d’Italia. Il bollettino della Stazione, Thalassia Salentina, ideato e curato dal fondatore e scambiato con decine di pubblicazioni similari italiane e straniere, rese noto il nome non solo della Stazione, ma anche del Comune ospitante, Porto Cesareo, in Italia e all’estero. I risultati delle ricerche condotte dal Parenzan sui vari aspetti naturalistici del Salento sono contenuti in decine di articoli e furono compendiati nella sua opera più voluminosa, Puglia Marittima, che contiene anche, in 15 carte a colori, la descrizione delle biocenosi marine costiere di tutta la Puglia, frutto di oltre 2000 dragaggi effettuati in quasi 20 anni.

Per gli appassionati di malacologia compilò la Carta d’identità delle conchiglie mediterranee, in tre volumi illustrati da centinaia di chiarissimi disegni, tutti di sua mano.

Negli ultimi anni dedicò la maggior parte del suo tempo alla descrizione delle Gravine del tarantino, in cui, nonostante l’età avanzata, scendeva ancora baldanzoso, aiutato dai giovani collaboratori di cui amava circondarsi e che erano attratti dalla sua cordialità e disponibilità, oltre che dalla incontestabile capacità di descrivere con passione e chiarezza le ricerche e i loro risultati.

Opere:

Una bibliografia abbastanza completa (301 titoli) è stata pubblicata da A. Miglietta e G. Belmonte in Thalassia Salentina n.21 (1995).

L'ultimo libro, Animalia Speluncarum Italiae, in manoscritto, verrà pubblicato in occasione del centenario della nascita.

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