L. Ruggiero, F. Zuanni

 

Cosimo De Giorgi e la meteorologia salentina dal 1874 al 1922

Bollettino Geofisico, a. XXIII, n.3-4, luglio - dicembre 2000

 

APPENDICE

 

I ASSEMBLEA GENERALE

dell’Associazione Meteoro1ogica Italiana

Napoli, settembre 1882

_____

 

Sui mezzi più acconci per rendere utile e diffusa la meteorologia al popolo

 

Onorevole Sig. Presidente,

Egregi Colleghi,

Invitato dal Comitato ordinatore di quest’Assemblea a riferire " sui mezzi più acconci per rendere utile e diffusa la meteorologia al popolo ", accettai, non senza timore, quest’arduo còmpito, facendo a fidanza non tanto sulle mie forze quanto sulla vostra indulgente cortesia. Lo accettai, perché l’invito mi veniva dal ch. P. Denza, e perché in tal modo si cercava di mostrare al pubblico quali risultati pratici potranno ricavarsi in avvenire dai nostri studii. Ciò d’altronde risponde, se ben ponete mente, all’indole del nostro secolo mercante e quattrinajo. Sarò breve, si perché sulla porta di quest’Aula pompejana vorrei fosse inciso a grandi caratteri il precetto del Venosino: semper ad eventum festina, come perché nelle precedenti tornate, chi per un verso e chi per un altro, molti tra i miei onorevoli colleghi

hanno saccheggiato più o meno largamente nel mio campo e con competenza molto maggiore della mia. Io non farò che aggiunger poche cose a quelle già dette e formularvi delle brevi proposte.

Signori. L’idea di mostrare al popolo come possano applicarsi i risultamenti dei nostri studi, sia parziali per una data regione o provincia, sia generali sul clima italiano, sorge, sarei per dire, spontanea in tutte le relazioni meteoriche pubblicate in questi ultimi anni da un capo all’altro della nostra Penisola, o dall’Ufficio centrale di meteorologia, o dalla nostra Associazione, o dai singoli direttori delle stazioni meteoriche. Quei bullettini, dalle lunghe pagine piene di aride cifre e talvolta di segni misteriosi e convenzionali, di sigle e di abbreviature, i quali un tempo parlavano soltanto all’occhio dei cultori della meteorologia, si vanno trasformando a poco a poco in quadri grafici, che si comprendono meglio da tutti e riescono quindi più efficaci; ed il popolo, che comincia a capirli, prende parte al movimento scientifico dei nostri studi e delle nostre ricerche. E perciò vediamo gli Osservatorii meteorici, questi santuari della scienza dell’atmosfera, più frequentati da signore e da signori, da operai e da industriosi, e non mica per sola curiosità.

Ebbene: in tutte queste relazioni, dopo l’analisi accurata degli elementi meteorici si trova sempre qualche pagina dedicata alle applicazioni della meteorologia alle industrie, all’agricoltura, alla navigazione, alla terapeutica ed alla pubblica igiene. La nostra scienza è appena nata, e già porge i suoi dati all’ingegnere, al medico, allo statista ed all’industrioso. Ho notato però uno scoglio pericoloso che bisognerebbe evitare. Gli studi dei singoli direttori, anche di stazioni vicine fra loro, procedono in generale isolati e le conchiusioni differiscono talvolta moltissimo, e non concordano neppure con quelle che formano già il patrimonio della nostra scienza.

Bisognerà quindi stabilire delle norme generali perché il lavoro sia ben ordinato e tenda ad una stessa mèta. E questo farò nella

prima parte di questa relazione, additandovi i criteri che dovrebbero, a parer mio, esser, seguiti da tutti i meteorologisti italiani. Ma qui mi si para dinanzi una seria difficoltà.

Il numero dei nostri Osservatorii è ancora assai limitato, specialmente nell’Italia meridionale e centrale, nelle regioni montuose, nelle isole e nelle plaghe maritime. Eppure l’orografia di questa parte del Bel Paese merita una speciale considerazione, sia per le precipitazioni del vapore acqueo, come per le variazioni ch’essa induce sulla temperatura e sullo stato elettrico dell’atmosfera, e per l’influenza che dispiega sulle correnti aeree che vanno dall’equatore verso i poli per adequare le aree cicloniche molto depresse. Bisogna quindi colmare questa lacuna; e su questo argomento vi esporrò alcune mie idee e vi farò alcune proposte.

Un’altra ragione per la quale i nostri studi non possono ancora prestarsi a pratiche applicazioni, sta nell’isolamento nel quale si trovano i Direttori delle nostre vedette meteoriche, dei quali solo alcuni - il 20 su 100 - ricevono una copia stampata del dispaccio meteorico quotidiano inviato dall’Ufficio centrale di Roma e spesso lo ricevono dopo tre o quattro giorni. Tutti gli altri conoscono le condizioni climatiche di una zona ristrettissima, e mancano di quelle delle stazioni più lontane. A questo, è vero, provvedono i bullettini pubblicati decadicamente dalla nostra Associazione e dall’Ufficio centrale; ma anche questi giungono col treno delle tartarughe, dopo 10 o 20 giorni, se non pure dopo qualche mese e qualche anno. Su questo, s’intenda bene, io noto un fatto, non fo degli apprezzamenti !

A tutti gli altri Direttori delle stazioni termopluviometriche, pluviometriche e agrarie non si concede neppur la grazia di un bullettino mensile, nel quale essi vedrebbero volentieri i dati che pazientemente e gratuitamente raccolgono tutti i giorni, e trasmettono mensilmente a Roma o a Moncalieri. Eppure questi bravi e diligenti osservatori dell’atmosfera, che trovansi sparsi nelle campagne o sulle vette dei monti, o in riva al mare, formano un grande esercito che lavora per la conquista del cielo, ed a ciascuno è dovere il sacrifizio e per ricompenza ricevono non rade volte l’ingratitudine dei contemporanei.

E’ mestieri quindi, o Signori, cercare i mezzi di coordinare tutto il lavoro meteorologico con unità di criteri e di scopi e diffondere gli studi meteorici allargando la nostra base di operazione. La maggior difficoltà che incontriamo tutti i giorni nella istituzione delle nuove vedette meteoriche - ed io lo so per prova - sta nel concetto poco esatto che s’è formato della meteorologia il così detto popolo; popolo in giubba e con cappello a cilindro, che spesso penetra nelle aule dei consigli comunali e provinciali, ed al quale la sola ragione del " se tanto mi dà tanto " è quella che vale; e delle altre non si cura. I cultori della scienza pura sono oggi le mosche bianche in Italia, ed i Mecenati generosi e disinteressati sono spariti da un pezzo. Si ha un bel dire, ma questa è pur troppo la nota caratteristica del nostro secolo, che in tutte le scienze vuol trovare il lato applicativo. Gli arcadi e i poeti la pensino altrimenti; ma il tornaconto è la nota dominante.

Vi accennerò quindi alla buona alcune idee che m’è sembrato potessero condurci al duplice risultato di diffondere e rendere utili in Italia gli studii meteorici.

Come faremo per diffondere i nostri studii ?

La risposta sorge spontanea dal vostro labbro: aumentando il numero degli Osservatorii. Ma non basta. Il problema è complesso, perchè son varii gli scopi che noi ci proponiamo.

Bisognerà far precedere uno studio esatto e particolareggiato del paese sul quale dovremo stabilire le nuove vedette meteoriche. Questa distribuzione dev’essere determinata soprattutto dalle condizioni geografiche, cioè dalla posizione ed elevazione sul mare dei monti e delle colline, dalla direzione esinuosità delle valli, ponendo mente a quelle grandi zone agrarie che tutti gli anni sogliono esser flagellate dalla grandine e dalle burrasche estive. Sarà utile collocarne delle altre nelle zone malariche, e là dove la popolazione è molto densa, dove la vegetazione arborea è molto estesa e sviluppata, e dove meglio si possano istituire delle esperienze comparative tra i monti e le pianure, tra le città e le campagne, e via dicendo.

Questo lavoro preliminare che, sebbene non entri nel campo della meteorologia, pure ha con questa una grande relazione, dovrebbe farsi dai Direttori degli Osservatorii centrali di ciascuna provincia dove oggi manca o è appena iniziata una rete meteorica. Per riuscirvi essi cominceranno dal raccogliere tutti i dati storici che riguardano le condizioni climatiche, nelle opere di cronisti veridici, e tutti quelli che il popolo ha tradotto sotto forma di proverbi popolari prettamente epicorii, perchè questi rappresentano una lunga serie di osservazioni, se vogliamo imperfette, ma pur sempre rilevanti sul clima di una data regione. I proverbi meteorici popolari son per noi quello che i fossili sono per la geologia.

Osserveranno quindi i sigg. Direttori, la configurazione delle catene orografiche del loro paese, perchè queste determinano, come conoscete, l’idrografia superficiale, e quindi una speciale igrometria la quale facendo variare la densità dell’atmosfera ne modifica le correnti. L’idrografia sotterranea è invece legata intimamente ai fenomeni endogeni, e merita anch’essa uno studio speciale, una volta che queste ricerche endogene son pure entrate nel vasto campo della meteorologia, e noi ce ne occupiamo con tanta passione in Italia, ch'è stata la culla di questi studii per la grande zona vulcanica che la taglia per lungo dalla Sicilia alle Alpi.

Definito questo, passeranno a stabilire i punti di osservazione e sceglieranno le persone volenterose e capaci di far queste osservazioni. Si cercherà di fare il meglio che si potrà. Si porranno a contribuzione il modesto operajo, come lo scienziato, il pievano, il medico condotto, il fattore di campagna, il gastaldo. Le città e i paesi vicini ai fiumi ed ai mari, o nelle isole, o in mezzo a grandi zone boschive, sono luoghi opportuni per le osservazioni biologiche sulle piante e sugli animali. Le stazioni meteorico-agrarie potranno affidarsi a qualche intelligente proprietario, lasciando le osservazioni più delicate sull’irradiamento solare e sulla influenza che questo esercita sulla vegetazione ai sigg: Direttori delle stazioni agrarie e delle Case coloniche provinciali e comunali. A questi si consiglierà di acquistare un radiometro collettore, un actinometro, un eliofotometro, un nefodoscopio, e i geotemometri. Negli altri casi basteranno le sole osservazioni sulla temperatura, sulla pioggia, sul vento e sullo stato del cielo.

Stabilita la rete meteorica, si cercherà di affidare a mani più esperte gli apparecchi per misurare l’elettricità atmosferica e tellurica, il magnetismo terrestre, i lenti movimenti del suolo e per indagare la composizione chimica e microscopica dell’atmosfera..

Cercheranno quindi i sigg. Direttori di procurarsi la collaborazione delle persone che ordinariamente dimorano in campagna, e quella dei medici condotti. Agli uni ed agli altri si chiederanno poche notizie ma esatte sull’andamento della vegetazione in rapporto alle condizioni meteoriche, allo stato della sanità pubblica ed alla comparsa di nuove epidemie. Si domanderanno ad essi i soli dati di fatto per escludere, fin dove e per quanto è possibile, l’elemento subbiettivo che ci fornirebbe dati contradittorii e poco comparabili fra loro.

Tutta questa immensa congerie di osservazioni dev’essere diretta ad un solo scopo, cioè a stabilire le condizioni generali del clima nella propria regione e l’influenza che questo può esercitare sull’andamento della vegetazione e dei ricolti, sulla pubblica salute sullo sviluppo delle malattie, e sulla mortalità. E’ questo, o Signori, il lavoro serio, che gioverà quandocchessia alla previsione del tempo e diverrà una delle più utili applicazioni della meteorologia. Io vorrei veder iniziati in Italia questi lavori sintetici sui climi parziali di ciascuna città o regione, lavori che dovranno farsi dai Direttori degli Osservatorii, e specialmente da quelli che hanno stabilito una vasta rete meteorica nelle loro province. In tal modo soltanto le nostre riviste e i nostri bullettini potranno esser letti con vantaggio, dal popolo.

Dove le osservazioni contano parecchi anni, o più decenni, o qualche secolo, le conchiusioni saranno naturalmente più precise, gli estremi meglio definiti, e più esatte le medie e le relazioni dei singoli elementi fra loro. Dove l’Osservatorio ha soltanto qualche anno di vita si potrà cominciare a segnar le prime linee, i primi profili, come fanno i disegnatori, salvo a cancellarli e sostituirli con altri; giacchè in Meteorologia, più che nelle altre scienze positive, la via che conduce alla verità è seminata di triboli e di spine. Ma io insisto su questi lavori di sintesi perchè mi sembrano necessari, ed oggi si fanno da pochissimi tra noi.

In questi lavori non bisogna contentarsi di descriver l’andamento delle sole condizioni climatiche, ed empir le pagine di quadri statistici, ma converrà aggiungere tutti i dati relativi alla posizione geografica ed altimetrica delle zone esplorate; converrà notare le modificazioni che ciascuno degli elementi meteorici subisce nel percorrere quella data regione. La posizione dei monti, delle valli, dei fiumi, dei laghi, dei burroni, l’irrigazione superficiale del suolo, la distanza dal mare, la configurazione delle coste, lo sviluppo della Flora arborea, fruticosa ed erbacea, e la natura geologica dei terreni, spiegano una grande influenza sul clima di un dato paese. Non scendo, come pur vorrei, in più minuti particolari su questo argomento pel rispetto che sento verso i componenti quest’Assemblea, a molti tra i quali una tal dimostrazione riuscirebbe per lo manco superflua.

Dunque per diffondere la meteorologia nel popolo il primo mezzo è di associarselo come collaboratore. Il popolo raccoglierà i dati, il Direttore di ogni rete secondaria ne caverà partito coordinandoli e ponendoli in relazione colle condizioni telluriche e idrografiche Questo còmpito è molto difficile, nol nego, perchè non è agevole trovar dei meteorologisti che sieno in pari tempo agronomi, geologi e medici. Ma si potrà in questi casi chieder l’ajuto dei cultori delle scienze naturali e lavorare con essi.

Ho detto che le osservazioni debbono esseri fatte con norme chiare e precise per escludere, quant’è possibiile, quel tale elemento subbiettivo che deriva dalle impressioni nervose idiosincrasiche. I nostri nervi sono i peggiori strumenti per l’analisi dell’atmosfera e dei fenomeni biologici. Me ne appello ai medici, molti dei quali son qui presenti. Senza volerlo, spesso noi osserviamo ciò che crediamo o vogliamo o speriamo di trovare. Sarà quindi utile fornire delle norme precise e consigliare l’uso di strumenti comparati con quelli dell’Osservatorio centrale.

Il secondo mezzo sarebbe di tenere a giorno i sigg. Direttori di tutti i fatti che succedono nell’atmosfera, o mercè i telegrammi meteorici quotidiani, o con pubblicazioni settimanali, o per mezzo di bullettini e di quadretti grafici pubblicati sui giornali italiani più diffusi, siccome si fa in Inghiltera e nell’America. Ho detto sarebbe, perchè nelle presenti condizioni finanziarie della nostra associazione non possiamo ancora farlo!

Rivolgo quindi la mia preghiera al nostro ministro delle Finanze! E’ questione di moralità e di giustizia, o Signori. Se noi chiediamo ai direttori di aziende rurali i dati meteorico-agrarii, ai dottori in medicina le relazioni da essi notate tra le condizioni meteoriche e lo sviluppo delle malattie, se altri ci forniscono i dati sull’elettricità atmosferica e sul magnetismo terrestre, e sui movimenti lenti o bruschi del suolo, e sull’andamento dei ghiacciaj non è anche giusto ch’essi godano qualche frutto delle loro fatiche?

In tal proposito vi accennerò che v’è in Italia un giornale che si occupa di Idrologia e climatologia medica. Si pubblica in Firenze dagli egregi Prof. Faralli e Chiminelli ed è già nel quarto anno di vita. E un periodico scritto bene, e meriterebbe di essere incoraggiato da coloro che si occupano dì studi meteorici, perchè è il solo che applica la climatologia e l’idrografia all’igiene ed alla terapeutica.

Un altro mezzo sarebbero le conferenze pubbliche. Ma su queste vi parlerà diffusamente l’on. mio collega del Gaizo. Vi dirò soltanto che in alcune province del mezzogiorno d’Italia questo genere di apostolato ha recato già i suoi buoni frutti; e vi parlo per mia esperienza, perchè in tal modo sono riuscito a istituire una vasta rete meteorica nella provincia di Lecce con un Osservatorio centrale, quattro secondarii, 14 stazioni termopluviometriche, 12 stazioni pluviometriche, oltre 26 stazioni pei temporali. Lo stesso hanno fatto i due egregi miei colleghi di Foggia e di Potenza e con identici risultati. E’ solo in tal modo, o Signori, che il popolo comprenderà l’utilità delle nostre ricerche.

Ed eccomi senz’altro alla seconda parte della mia relazione.

Ci si dimanda spesso e da molti: a che serve la meteorologia? Che utile arreca al popolo? O è una scienza puramente speculativa?

Prima di rispondere permettetemi alcune brevi riflessioni. Quando il Comitato ordinatore mi propose di svolgere il quesito " sui mezzi più acconci per rendere utile e diffusa la meteorologia al popolo " io restai alquanto perplesso intorno al titolo di questo tema, e chiesi a me stesso: dobbiamo noi ricercare i mezzi perchè la nostra scienza possa riuscire utile al popolo? E da qual punto di vista deve considerarsi questa utilità? trattasi forse dell’utilità morale, propria di tutte le scienze speculative, o dell’utilità materiale che riguarda le applicazioni che potrebbero farsi all’agricoltura, alla navigazione ed alle industrie? E siamo noi chiamati ad indicare i mezzi che rispondano a quest’ultimo scopo? Deve forse il meteorologo rubare il mestiere all’industriale, all’agricoltore, all’igienista, al capitano di mare?

Tutto questo non era certamente negli intendimenti del Comitato, nè poteva pretendersi da noi. Ma in fondo in fondo si nascondeva un concetto molto pratico ed era questo: a quale scopo facciamo noi lo studio dell’atmosfera? Quali applicazioni potranno desumersi in avvenire dalle nostre ricerche? Potremo noi fornire agli agronomi, ai medici, agli igienisti, ai naviganti i dati meteorici, lasciandone ad essi l’applicazione?

Ecco il lato pratico dei problema, del quale o Signori, non mi dissimulo le grandi difficoltà ed alla soluzione del quale si lavora oggi in tutto il mondo e con molta attività. La difficoltà maggiore è inerente allo stadio nel quale si trova la nostra scienza. Pretendere che un albero possa dar frutto fin dai primi anni della sua vegetazione, è voler 1’impossibile. La previsione del tempo, per esempio, sarà uno degli scopi pratici della meteorologia; ma questo è un problema molto complesso, e i dati che abbiamo non sono sufficienti a risolverlo. Bisognerà quindi cominciare dal raccogliere tutti gli elementi meteorici sulla superficie del globo, poi stabilire le cause che li determinano e quindi risalire ai principii ed alle leggi che li regolano. Allora soltanto questa intricata matassa sarà sgomitolata e si potrà aspirare alla gloria di veri profeti del tempo! E’ il cammino seguìto per molti secoli dall’Astronomia; ma questa e già adulta e vigorosa e la nostra scienza è ancora bambina; anzi da qualcuno le si nega perfino il titolo di scienza. Non intendo qui parlare della previsione del tempo molti mesi innanzi, perchè questa è roba da lasciarsi ai sognatori ad occhi aperti, cioè agli scrittori dei lunarii ed a coloro che li credono. Noi dobbiamo invece illuminare il popolo contro questi falsi profeti.

Per la previsione del tempo (come oggi si dice con termine commerciale) a breve scadenza molto si è fatto in questi ultimi anni, e più nel nuovo che nel vecchio continente. Ma non c’è da illudersi. Innanzi tutto per tentarla tra noi si richiedono molti quattrini e i1 concorso valido ed efficace del governo, delle province, dei comuni e dei privati. Ma poi questa applicazione della meteorologia mi sembra oggi prematura nel nostro Paese, e (non vorrei dirlo) mi pare anche pericolosa per gli errori e pei disinganni. Rammentiamoci, che siamo ancora nello stadio di organizzazione, e che sono pochi gli studi serii e positivi sul clima delle diverse regioni italiane. Il nostro còmpito oggi dev’esser questo di preparare e coordinare i lavori già esistenti, allo scopo di stabilire le condizioni climatiche parziali di ciascuna regione, che, come si diceva poco innanzi, sono la risultante di molte componenti non solo meteoriche, ma telluriche, agrarie, idrografiche e geologiche. Finchè questi lavori non saranno cominciati in alcuni Osservatori, e un pò avanzati in molti altri, la previsione del tempo non sorpasserà i limiti di una discreta probabilità.

Ne volete qualche esempio? Un vento che in un paese soffia umido per la configurazione altimetrica della contrada o per la sua posizione rispetto al mare o ad un lago, può esser secco in un altro non lontano, ed in un altro apportatore di burrasche e di pioggia. Lo vediamo tutti gli anni in Italia nei mesi estivi. L’incontro e l’urto di due correnti atmosferiche animate da velocità contrarie e differenti, produce dei vortici e degli uragani limitati a piccole zone, e son difficilmente, prevedibili dall’Ufficio centrale. Questa induzione parziale è affidata ai direttori degli Osservatori secondari.

Ma supponiamo per poco dì essere giunti a questa prima tappa del nostro cammino. Ci si dimanda: a che può servire la predizione del tempo, anche a breve scadenza? La risposta la diano gli agricoltori e i naviganti dei luoghi dove questo servizio dei telegrammi meteorici precursori delle burrasche da lungo tempo è istituito, e la smania impaziente con la quale essi aspettano queste notizie anche 24 ore innanzi.

Ma non sono i soli contadini e i capitani di mare quelli che si gioveranno della predizione del tempo, ma anche gl’igienisti, siccome sentiste jeri nelle dotte relazioni dei nostri on. colleghi Pagliani e Spatuzzi. Vi aggiungerò poche considerazioni per conto mio. Quando succedono delle oscillazioni e dei rapidi sbalzi nella pressione, nella temperatura e nello stato igrometrico dell’atmosfera si verificano sempre delle gravi malattie nei centri nervosi , negli organi circolatori , respiratori e digerenti. Ora, se i bullettini meteorici fossero più diffusi e resi di facile intelligenza col sistema dei quadri grafici, e corredati da qualche suggerimento dell’ufficiale sanitario, gioverebbero a porre gli uomini sull’intesa nel modo stesso che i telegrafi semaforici segnalano alle navi l’esistenza o l’imminenza di una burrasca in un punto lontano o lungo il loro cammino, e i rapidi cambiamenti nella direzione e forza del vento. Chi si lascia cogliere, senza premunirsi in tempo, suo danno !

Se l’esame fisico dell’atmosfera spetta al meteorologista, l’esame chimico ed organico, voglio dire dei microbi apportatori di epidemie e di contagi, dev’esser fatto dall’igienista. E’ questo un campo affatto nuovo, ed esplorato fin qui per la sola ricerca dei microbi della malaria. Così l’igienista, il chimico, e il meteorologista si darebbero la mano in vantaggio dell’umanità e del mondo vegetale, che pure risente mille influenze da quell’esercito invisibile di piccoli organismi, più terribili negli effetti di quelli delle locuste, degli afidi e delle cavallette!

Anche la mortalità varia nelle diverse contrade italiane per condizioni locali, e merita un esame accurato. Perchè in alcune regioni dell’Italia meridionale per es. durante il periodo invernale dall’ottobre all’aprile è quasi doppia di quella del periodo estivo ? Perchè in altre si avvera il contrario? Dipende ciò solo dalle condizioni meteoriche, da questa grande cappamagna colla quale i seguaci d’Ippocrate sogliono ordinariamente coprire la loro ignoranza delle cause morbose, o vi concorrono altre ragioni locali? E’ un altro studio che va fatto, non da meteorologisti, ma d’accordo con questi. E’ un altro cielo da conquistare !

Se potessi, abbusando della vostra indulgenza, entrare in qualche particolare vi direi, su tal proposito, che alcuni venti riescono benefici in certe contrade mentre in altre trasportano i germi delle febbri malariche traversando zone miasmatiche. Ecco gli effetti delle cause locali

Ma consideriamo il problema delle applicazioni della meteorologia da un altro punto, di vista.

Ho dimandato parecchie volte a me stesso. I dati meteorici che si raccolgono negli Osservatori, e dai quali si ricavano le medie possino fornire direttamente qualche utilità all’agricoltore ed all’industrioso? Può giovarsene l’igienista e il meccanico?

Dobbiamo confessare, o Signori, che la potenza veramente straordinaria di quest’oceano gassoso sempre in movimento, dall’equatore ai poli e viceversa, vien riconosciuta da tutti nei suoi terribili effetti, ma pochissimi han cercato di domarla e obbligarla a servire in vantaggio dell’uomo. Eppure quanta forza va perduta ! Osservatelo in questo esempio.

Nelle contrade d’Italia dove il vento soffia ordinariamente con una velocità superiore ai 20 chilometri all’ora per tre quarti dell’anno quanti meccanici hanno cercato di trarne profitto? Invano noi porgiamo ad essi le medie delle velocità nelle diverse stagioni dell’anno essi voglion teorizzare e perdono del tempo. Ci rispondono che v’è da combattere con la incostanza nella forza e con la variabilità nella direzione di queste correnti atmosferiche. Ma questa ha forse impedito che possano servire come agente impulsivo, o come utile coadiutore nei bastimenti a vela e nei battelli a vapore? E l’esempio dei mulini a vento, di forme ancora preistoriche, che vediamo nella media Italia e nella Sicilia, non parlano eloquentemente contro le loro asserzioni posto anche che le fossero esatte scientificamente?

Ho voluto qui accennare un lato del problema, ma non sta a me il risolverlo.

E che dire della temperatura solare? Quanti se ne giovano in Italia in vantaggio dell’agricoltura e delle industrie? I popoli del mezzogiorno temono e giustamente gli strali infocati che il ministro maggior della Natura vibra sul loro capo nei mesi estivi, riscaldando l’aria con una temperatura che oscilla dai 45 ai 50 gradi del centigrado dalle 9 a. alle 3 pom. In quei raggi vi è una potenza chimica, vi è il principio eccitatore della vita, vi è l’occulto motore di tutte le nostre macchine, vi è la forza misteriosa che mantiene la circolazione dell’aria e dell’acqua sulla superficie e nelle viscere del globo. Ma quanti hanno pensato a trarne profitto?

Il Mouchot fece alcune esperienze a Parigi e riuscirono egregiamente; ma poi restarono lettera morta. Siamo ancora troppo ricchi di carbone e di altri combustibili e perciò disprezziamo queste altre sorgenti di forza e di ricchezza; ma verrà tempo che saremo costretti a giovarci anche di queste che largamente e generosamente ne porge la provvida natura !

Oggi il vento e il calore solare servono soltanto a ventilare il grano sull’aja, a disseccare i fichi e il tabacco con metodi primitivi, alla nitrificazione artificiale ed alla fabbricazione del sale di cucina. Anche dell’elettricità jeri non si teneva nessun conto come forza motrice, ed oggi comincia a battere la via luminosa del progresso. Raccogliamo quindi i dati meteorici e lasciamo che cantino i grilli, cioè certi saccenti in veste di Dulcamara, i quali rassomigliano la meteorologia all’Alchimia. Quei poveri ciechi non sanno guardare nell’avvenire altrochè attraverso al 1unarii dei Mathieu de la Dròme, dei Barbanera e degli abati di Valpurga !

Oltre il vento e la temperatura; abbiamo dall’atmosfera anche le pioggie. Una rete di stazioni pluviometriche va coprendo tutta l’Italia, e ci va fornendo i dati sulla jetografia, ossia della distribuzione delle pioggie nella diverse regioni italiane. Di questi dati può giovarsi l’igienista, ed anche l’ingegnere.

Osservate la configurazione della nostra Penisola. Vi è una zona di alte montagne (Alpi e Appennino) ricche di acque sorgive e perenni. Poi vi è l’estesa pianura del Pò, traversata in tutti i sensi da fiumi e da canali; vi è la zona delle colline che fiancheggiano l’Appennino, dove le sorgive sono più scarse; e ve n’ha di quelle dove le acque zampillanti e quelle scorrenti in superficie o mancano affatto, o sono insufficienti al bisogno, o sono insalubri. Quest’ultima zona di un’aridità eccezionale era conosciuta fin dal tempo di Orazio, il quale nato in Venosa, sapeva bene le condizioni idrografiche della Puglia quando le dette il giusto epiteto di Siticulosa.

Come si può rimediare a questa mancanza o insufficienza di acque potabili? Non c'è altro mezzo, o Signori, che servirsi delle acque pluviali, le quali filtrate ed areate convenientemente riescono potabilissime. E questa è l’opera dell'igienista. All’ingegnere forniremo le medie annue della quantità della pioggia e lo, porremo in grado di aumentare la superficie collettrice e la capacità dei serbatoj. Ma la soluzione del problema non tocca a noi bensì all’igienista e all’ingegnere.

Ma la più rilevante applicazione della meteorologia sta nelle relazioni tra l’agricoltura e il clima del nostro Paese. Se n’è parlato a lungo in questo congresso, nel tema della meteorologia agraria; ed io non vi tornerò sopra. Dirò solo che queste relazioni secondo me possono tutte tradursi in questa formula generale, siccome non è in poter nostro modificare il clima del nostro paese altrorchè dentro limiti ristrettissimi e dopo lunghi anni di sforzi e di fatiche, modifichiamo invece le nostre colture agrarie. L’esame del terreno e del clima ci indicheranno quali coltivazioni possano attecchire e quali conviene abbandonare.

____________________

Signori. Io vi ho presentato in questa relazione un quadro generale degli studi e delle ricerche che spettano al meteorologista. Eccovi ora le mie proposte in forma di brevi corollarii, alquanto diversi da quelli pubblicati nel programma della Commissione ordinatrice di quest'Assemblea.

Per diffondere la meteorologia credo opportuno:

1. Che il Congresso esprima un voto ai singoli Direttori delle stazioni meteoriche Italiane perchè accrescano il numero degli Osservatorii e si associno come collaboratori per le osservazioni agrarie e igieniche i direttori di Scuole e Istituti agrarii, i medici e l’igienisti e si valgano del concorso dei contadini più intelligenti. Dopo un quinquennio, o meglio dopo un decennio di osservazioni si potranno così tracciare le prime linee sul clima della regione osservata, ponendole in relazione colle condizioni geografiche, geologiche e biologiche.

Nel distribuire le nuove stazioni i meteorologisti faranno prima uno studio accurato sulla topografia locale e sceglieranno i punti dove alcuni speciali elementi, sia meteorici che tellurici o biologici possano meglio esaminarsi (condizioni meteoriche, terremoti, ghiacciaj, epidemie, osservazioni sugli uccelli, sui pesci, sui molluschi.) .

2. Fornire gratuitamente o consigliar l’acquisto degli strumenti per le osservazioni, col precipuo scopo di aver dati esatti e comparati fra loro e con quelli dell’Ufficio centrale della nostra Associazione.

3. Diffondere, quando i mezzi lo permetteranno, le osservazioni quotidiane a ciascuna delle vedette meteoriche, mercè telegrammi, o con bullettini periodici, o con riviste scientifiche, o per mezzo dei giornali politici, e accompagnare i dati numerici con quadri grafici.

4. Tenere delle pubbliche conferenze sulla meteorologia, sullo scopo e sull’utilità degli studi climatici.

Riguardo poi a questa utilità stimerei:

1. Indicare al popolo, o con pubbliche conferenze o per mezzo della stampa periodica più accreditata e più diffusa le relazioni che passano tra la vegetazione delle piante e le vicende climatiche; e fornire agli agronomi i dati meteorici lasciando ad essi l’applicazione all’agricoltura.

2. Fornire agli ingegneri ed ai meccanici i dati relativi alla forza del vento ed alla temperatura solare nei mesi estivi, lasciando ad essi l’applicazione in vantaggio dell’agricoltura e delle industrie.

3. Tentare, quando potrà farsi, un servizio, di previsione del tempo a breve scadenza, ed anche dei terremoti, e diffonder rapidamente queste notizie nelle città e nelle campagne .

____________________

Volgiamo pure, o Signori, mille sguardi al cielo tutti i giorni, ma diamone uno anche alla terra! Così i nostri studi avranno quell’impronta di positivismo che tanto caratterizza il nostro secolo. Studiamo le vicende atmosferiche nella loro genesi e nei loro fenomeni, ma non dimentichiamo che l’uomo, gli animali e le piante si modificano potentemente sotto l’influenza del clima e sono gli strumenti biologici della meteorologia. Nell’individuo è fugace lo stampo impressogli dal clima, indelebile nella razza. Darwinismo, evoluzionismo, trasformismo, son tre nomi che, se han ragione di essere nella storia delle scienze positive, lo debbono soltanto alle condizioni variabili della terra e dell’atmosfera.

La meteorologia applicata all’agricoltura, all’igiene pubblica ed all’etnografia; ecco, o Signori, lo scopo pratico dei nostri studi, ecco la mèta che dobbiamo cercar di raggiungere noi poveri e modesti osservatori del cielo e dell’atmosfera ! Ho detto.

Napoli 28 Settembre 1882.

 

Prof. Cav. Cosimo De Giorgi

 

Per l'inaugurazione del nuovo Osservatorio Fisico - Meteorologico

Velletri, 18 novembre 1883

 

I Meteorologisti Italiani

 

Dalle cime nevose dei monti,

Dalle valli, dai colli, dal piano

Solleviamo le libere fronti

Il bel cielo d’Italia a mirar.

 

È la scienza la nostra bandiera

Che c’infonde coraggio e costanza,

Che ci ha fatti una vigile schiera

Per la terra, per l’aria, per mar.

 

Freme il suolo dei cento vulcani?

Scoppia orrenda la folgore accesa?

Scroscia il nembo di grandini immani?

L’altrui tema ne infiamma all’ardir.

 

Un mistero geloso quest’etra

Tutto avvolge qual’Iside arcana:

Ma l’italico stuol non s’arretra

Dalle vie che fu primo a scoprir.

 

Nell’immensa atmosfera ei misura

Moto, peso, calori, vapori:

Guarda al Sole; all’indocil natura

L’alte leggi rapisce del ver.

 

Viva il genio d’Italia! – Giá il manto

Di quel cupo mistero si scioglie.

Viva il genio d’Italia! – Suo vanto

Sia l’ardito lavoro e il saper.

 

Versi del Dott. Cosimo Cav. De Giorgi, Direttore dell’Osservatorio di Lecce

Musica del Prof. Ignazio Galli, Direttore dell’Osservatorio di Velletri